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Negli ultimi anni è fortemente cresciuta l’aderenza della popolazione ad una alimentazione a base vegetale. I motivi di questa scelta sono svariati e non riguardano solo convinzioni etiche e legate alla sostenibilità ambientale ma anche all’intrapresa di uno stile di vita più salutare che scongiuri così il rischio di patologie croniche, quali obesità e malattie cardiovascolari.
Inoltre, è ormai stato appurato il legame tra l’assunzione di elevati quantitativi di carni rosse e l’insorgenza di patologie tumorali intestinali, motivo in più per limitarne il consumo.
L’industria alimentare si è adattata a questa nuova tendenza, proponendo sempre più prodotti a base di proteine vegetali in sostituzione alla carne. Tra queste spicca sicuramente la soia, caratterizzata da un alto contenuto proteico, circa 37g ogni 100g di prodotto, superiore quindi anche a quello della carne, e per questo motivo molto diffusa nelle diete vegetariane e vegane.
La soia appartiene alla famiglia delle Fabaceae o Leguminose, contiene sostanze molto importanti per la salute tra cui le lecitine, rinomate per la loro capacità di abbassare il colesterolo, gli acidi grassi polinsaturi, il calcio e altri composti appartenenti alla categoria dei fitoestrogeni, gli isoflavoni. Tra questi il più abbondante è la genisteina, oggetto di innumerevoli studi che ne sottolineano le importanti proprietà benefiche soprattutto per la donna nell’età della menopausa.
L’attenzione verso questo alimento nasce dal fatto che la maggior parte degli studi osservazionali eseguiti sui fitoestrogeni si siano concentrati proprio sulla soia e su i suoi costituenti principali, gli isoflavoni. Studi non recenti e più volte smentiti, mostravano l’associazione tra insorgenza di gozzo infantile e sostituzione del latte materno con il latte di soia. Con gli anni è emerso che la causa scatenante questa patologia era in realtà la carenza di iodio, che ancora ad oggi interessa gran parte della popolazione.
La fonte alimentare principale di iodio è il pesce ma anche le alghe marine ne contengono alte quantità. Considerando però che questi alimenti non sono sempre introdotti nelle giuste quantità dalla popolazione generale, il Ministero della Salute ne consiglia un’integrazione attraverso l’utilizzo di sale iodato al posto del comune sale da cucina.
Possiamo distinguere due situazioni:
1. Soggetti sani
Per la maggior parte della popolazione ad oggi non vi sono dati scientifici a supporto della teoria secondo la quale la soia possa compromettere la funzionalità tiroidea (1). La soia inoltre risulta essere protettiva nei confronti del cuore e delle ossa, come confermano numerosi studi, uno dei quali molto recente che dimostra come gli isoflavoni della soia prevengano la perdita di massa ossea correlata all’osteoporosi. (2)
2. Soggetti con disfunzione della tiroide
Una recente Review riassume le prove di numerosi studi che affrontano i potenziali effetti indesiderati degli isoflavoni sul seno e sulla funzionalità tiroidea, concludendo che un’assunzione di addirittura 100 mg/die non influenza negativamente il rischio di tumore al seno o di disfunzione tiroidea in donne sane. Questa quantità si raggiunge consumando almeno due porzioni di soia o derivati al giorno: uno yogurt di soia ad esempio ne contiene solo 18 mg a vasetto, i fagioli di soia ne contengono circa 60 mg per porzione.
Per i soggetti più “a rischio” invece, come chi soffre di ipotiroidismo subclinico oppure donne affette da cancro al seno o che ne hanno sofferto in passato, l’assunzione di isoflavoni della soia deve stare al di sotto di 50 mg/die, valore definito “sicuro”, inoltre si raccomanda di non assumere integratori a base di isoflavoni. (3)
Per concludere, la soia è un ottimo legume e può rappresentare un perfetto sostituto agli alimenti di origine animale grazie al suo alto contenuto di proteine. Tuttavia, va sottolineato che per il suo alto contenuto anche di carboidrati, ne va limitato il consumo all’interno di una dieta volta alla perdita di peso corporeo. In commercio la soia si trova sottoforma di burger o polpette ma possiamo assumerla anche attraverso prodotti come tofu, tempeh e miso.
Particolare attenzione va posta nel caso in cui si stia seguendo una terapia a base di levotiroxina, in questo caso sarà opportuno rivolgersi al proprio medico che consiglierà eventualmente di assumere soia a distanza di qualche ora rispetto alla terapia per non interferire con l’assorbimento.
(1). “Effect of soy protein and soybean isoflavones on thyroid function in healthy adults and hypothyroid patients”
(2). “Soy isoflavones prevent bone resorption and loss, a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials”
(3). “Effects of isoflavones on breast tissue and the thyroid hormone system in humans: a comprehensive safety evaluation”
Biologo Nutrizionista e Naturopata
Il dott. Bazzani lavora presso i suoi studi di Modena e Correggio (RE)
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